giovedì 6 febbraio 2014

QUANDO LA PALLA USCIVA FUORI di Sergio Mari

Per chi alla festa di Natale non ha potuto comprare al prezzo di 5,00 euro il libro di Sergio Mari ex calciatore professionista con 600 gare alle spalle, perchè andato letteralmente a ruba, ricordiamo che in segreteria dalla signora Eliana è possibile ancora per poco ritirarne una copia. Fate presto perchè anche questa volta le copie stanno per esaurirsi. Ricordo che, per gentile e generosa concessione di Sergio Mari, il ricavato sarà utilizzato interamente per contribuire all'acquisto del defribrillatore per il nostro fantastico stadio: l'ANDREA BOLOGNESE. 



Nella Pubblicazione Sergio Mari confessa di aver scritto gran parte del libro mentre era alla guida della sua auto - attraversa gli ultimi 20 anni di storia italiana tra gioco e ricordi. Un "fuori campo" ad ogni capitolo, per raccontare la sua infanzia e quella di calciatori che diverranno poi famosi: Beppe "Nanu" Galderisi, Marco Pecoraro ed altri. Storie di partite e di esordi, come quello a Palermo dove Mari s’accorge che «ad un calciatore si perdona tutto, tranne di aver paura». La paura di confrontarsi con chi è più forte, la paura che ti blocca, che rallenta la corsa. Ma dove Mari si supera è nel narrare di chi non ce l’ha fatta, di chi ha coltivato come lui la passione per un gioco che non si è trasformata mai in un traguardo. E poi il gustoso racconto del primo ritiro col confronto - impari - con i giocatori della Roma che alloggiavano e si allenavano nella stessa città; oppure il capitolo dedicato ai derby con la Salernitana, lui giocatore della Cavese che abitava a 100 metri dal "Vestuti". Aneddoti che si intrecciano con altre storie, quelle dell’Italia degli "anni di piombo", con le stragi, gli attentati, le Brigate Rosse, Moro. Mari racconta quella realtà che era così lontana dai campi di calcio con passione ed acume. Creando quel parallelo spesso tragico tra l’attore di un gioco e il protagonista della storia. Storie vere, episodi comici, paure condiscono dunque questo libro scritto a capitoli; non una leggera galleria del "come eravamo", ma piuttosto l’affresco di un’Italia in bilico tra passione e odio. Un Paese che Mari ha attraversato in lungo ed in largo: in treno, aereo e auto. Seicento partite di calcio giocate da professionista che diventano così una parabola laica su ciò che potevamo essere e ciò che siamo diventati in un mondo, quello del pallone, spesso lontano dalla realtà. Mari, attraverso i suoi personaggi - spesso sconosciuti e ripescati dalla sua infanzia - ci insegna appunto che lo stare bene in campo non è soltanto un dettame tattico, ma una scelta di vita. Come una scelta di vita è lasciare che, qualche volta, la palla scivoli fuori, per recuperare il tempo e il rapporto con gli altri. E, come scrive Paolo Sollier, ex giocatore del mitico Perugia degli anni ’70 nella prefazione al libro, giocare al pallone in quegli anni «è stato un po’ come come la corsa liberatrice e incosciente di Forrest Gump: un modo di sentirsi vivi, anche se un po’ spiazzati» ( tratto dal quotidiano "La Città di Salerno" )

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