Per chi alla festa di Natale non ha potuto comprare al prezzo di 5,00 euro il libro di Sergio Mari ex calciatore professionista con 600 gare alle spalle, perchè andato letteralmente a ruba, ricordiamo che in segreteria dalla signora Eliana è possibile ancora per poco ritirarne una copia. Fate presto perchè anche questa volta le copie stanno per esaurirsi. Ricordo che, per gentile e generosa concessione di Sergio Mari, il ricavato sarà utilizzato interamente per contribuire all'acquisto del defribrillatore per il nostro fantastico stadio: l'ANDREA BOLOGNESE.
Nella Pubblicazione Sergio Mari
confessa di aver scritto gran parte del libro mentre era alla guida
della sua auto - attraversa gli ultimi 20 anni di storia italiana tra
gioco e ricordi. Un "fuori campo" ad ogni capitolo, per raccontare la
sua infanzia e quella di calciatori che diverranno poi famosi: Beppe
"Nanu" Galderisi, Marco Pecoraro ed altri. Storie di partite e di
esordi, come quello a Palermo dove Mari s’accorge che «ad un calciatore
si perdona tutto, tranne di aver paura». La paura di confrontarsi con
chi è più forte, la paura che ti blocca, che rallenta la corsa. Ma dove
Mari si supera è nel narrare di chi non ce l’ha fatta, di chi ha
coltivato come lui la passione per un gioco che non si è trasformata mai
in un traguardo. E poi il gustoso racconto del primo ritiro col
confronto - impari - con i giocatori della Roma che alloggiavano e si
allenavano nella stessa città; oppure il capitolo dedicato ai derby con
la Salernitana, lui giocatore della Cavese che abitava a 100 metri dal
"Vestuti". Aneddoti che si intrecciano con altre storie, quelle
dell’Italia degli "anni di piombo", con le stragi, gli attentati, le
Brigate Rosse, Moro. Mari racconta quella realtà che era così lontana
dai campi di calcio con passione ed acume. Creando quel parallelo spesso
tragico tra l’attore di un gioco e il protagonista della storia. Storie
vere, episodi comici, paure condiscono dunque questo libro scritto a
capitoli; non una leggera galleria del "come eravamo", ma piuttosto
l’affresco di un’Italia in bilico tra passione e odio. Un Paese che Mari
ha attraversato in lungo ed in largo: in treno, aereo e auto. Seicento
partite di calcio giocate da professionista che diventano così una
parabola laica su ciò che potevamo essere e ciò che siamo diventati in
un mondo, quello del pallone, spesso lontano dalla realtà. Mari,
attraverso i suoi personaggi - spesso sconosciuti e ripescati dalla sua
infanzia - ci insegna appunto che lo stare bene in campo non è soltanto
un dettame tattico, ma una scelta di vita. Come una scelta di vita è
lasciare che, qualche volta, la palla scivoli fuori, per recuperare il
tempo e il rapporto con gli altri. E, come scrive Paolo Sollier, ex
giocatore del mitico Perugia degli anni ’70 nella prefazione al libro,
giocare al pallone in quegli anni «è stato un po’ come come la corsa
liberatrice e incosciente di Forrest Gump: un modo di sentirsi vivi,
anche se un po’ spiazzati» ( tratto dal quotidiano "La Città di Salerno" )